Ridurre il rischio di approvvigionamento dei Paesi dell'Unione Europea da un numero ristretto di Paesi terzi relativamente a molte materie prime indispensabili per diversi settori strategici, di cui si prevede nei prossimi anni un aumento esponenziale della domanda: questo l'obiettivo del CRMA – Critical Raw Materials Act, adottato il 18 marzo scorso dal Consiglio UE. In particolare, il regolamento riguarda materie prime utilizzate nella transizione energetica (impiegate nella realizzazione di turbine eoliche, pannelli fotovoltaici e batterie), la digitalizzazione, lo spazio, la difesa e la sanità.
Nel 2050, ad esempio, il fabbisogno del litio, utilizzato per fabbricare batterie per la mobilità e lo stoccaggio di energia, crescerà di 60 volte rispetto a quello attuale, a fronte dell'importazione dal Cile per circa il 78%.
A fronte di tale previsione di incremento, recenti eventi come il COVID-19 e la crisi energetica provocata dalla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina hanno messo in evidenza le dipendenze di approvvigionamento strutturali dell'UE da Paesi come la Cina, Kazakhstan o la Turchia e le relative conseguenze potenzialmente dannose in tempi di crisi.
Alla luce di questo scenario, l'Unione Europea ha, quindi, elaborato un regolamento in linea con la strategia del Green Deal europeo, dando seguito alla risoluzione del Parlamento Europeo del 24 novembre 2021 e alla comunicazione "RePowerEU" del maggio 2022.
Il regolamento individua, in un apposito allegato, 34 materie prime critiche, tra cui 17 vengono considerate strategiche, indicando la metodologia, attraverso apposite formule matematiche, con cui vengono selezionate le materie prime critiche, sulla base della rilevanza economica e del rischio di approvvigionamento, e tra di esse quelle strategiche. Si prevede di riesaminare e, se necessario, aggiornare gli elenchi ogni quattro anni.
La riduzione della dipendenza europea nell'approvvigionamento delle materie prime critiche viene perseguita non solo attraverso l'attività estrattiva ma anche grazie al riciclaggio di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e all'attività di trasformazione, il tutto ovviamente garantendo il minore impatto ambientale possibile.
Il regolamento fissa, così, alcuni obiettivi specifici in merito alla capacità dell'Unione Europea di soddisfare autonomamente il consumo annuo di materie prime critiche:
- il 10% attraverso la propria capacità estrattiva;
- il 40% mediante la capacità di trasformazione;
- il 25% con la capacità di riciclaggio.
Il regolamento si prefigge anche l'obiettivo di diminuire il rischio di approvvigionamento attraverso una diversificazione delle importazioni di materie prime - affinché, entro il 2030, non più del il 65% del consumo annuo dell'UE possa dipendere da un solo Paese –, nonché mediante l'istituzione di un sistema per aggregare la domanda delle imprese interessate, al fine di ottenere migliori condizioni con i fornitori e prevenire carenze, e il divieto di imporre limitazioni alla circolazione all'interno del mercato dell'Unione.
Grande attenzione viene, infine, dedicata alla procedura per il riconoscimento di "progetti strategici" presentati da imprese o consorzi di imprese e alla previsione di misure ad hoc da parte dei Paesi membri, come l'istituzione di un'autorità competente, per garantire tempi certi per il rilascio delle necessarie autorizzazioni che, in ogni caso, non potranno superare i 27 mesi per quelle che prevedono l'estrazione e i 15 per quelle aventi ad oggetto esclusivamente la trasformazione o il riciclaggio.
In tale contesto, anche il Governo italiano ha già da qualche anno avviato un percorso volto alla predisposizione degli strumenti necessari a garantire l'approvvigionamento delle materie prime critiche.
A gennaio 2021, è stato avviato il Tavolo Tecnico Materie Prime Critiche, con l’obiettivo di rafforzare il coordinamento sul tema, potenziarne la progettualità e contribuire alla creazione delle condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche.
Inoltre, con l'art. 4, comma 1, della Legge n. 206/2023 è stata prevista l'istituzione del "Fondo nazionale del made in Italy", con la dotazione iniziale di 700 milioni di euro per l'anno 2023 e di 300 milioni di euro per l'anno 2024, "Al fine di sostenere la crescita, il sostegno, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali, in coerenza con gli obiettivi di politica industriale ed economica nazionale, anche in riferimento alle attività di approvvigionamento, riciclo e riuso di materie prime critiche".
La gestione del Fondo dovrebbe essere affidata a Cassa Depositi e Prestiti e a Invimit S.g.r. attraverso un decreto ministeriale atteso a breve.
Lo stesso Ministro delle Imprese e del Made in Italy ha, infine, dichiarato recentemente di voler presentare un decreto legge sulle concessioni minerarie in vista dell'entrata in vigore del regolamento UE sulle materie prime critiche ed in sintonia con lo stesso.
In sintesi, la rapidità e la concretezza con la quale i decisori a livello europeo e nazionale stanno operando lascia presagire la riattivazione, in un tempo relativamente breve, di un settore produttivo forse per troppo tempo trascurato dai Paesi Europei, come dimostra, tra l'altro, il recente avvio in Italia di alcuni interessanti progetti (https://www.gruppoiren.it/it/everyday/iren-news/2024/iren-altamin-patto-futuro-energetico-sostenibile.html).